Con il Manifesto del Buon Lavoro un impulso alla creazione di un ambiente che generi creatività e propensione al rischio.
Roma 13.11.2024 – «L’obiettivo che Il Manifesto del Buon Lavoro si pone è particolarmente ambizioso, definendo la tematica del lavoro come un ambito in cui il lavoratore è chiamato a esprimere sé stesso e il proprio desiderio di realizzazione. Ma la felicità e la motivazione non si possono pretendere per contratto. È necessario creare le condizioni per cui i collaboratori possano lavorare in un ambiente che sostenga e solleciti la loro creatività.» commenta così Marco Bernardi, Presidente di Illumia, la presentazione de Il Manifesto del Buon Lavoro, ideato dalla Compagnia delle Opere e promosso dalla Sen. Licia Ronzulli. «Noi di Illumia crediamo nell’avere un approccio di attenzione e cura, cercando di creare un nesso tra due ambiti più lontani per definizione nella vita dell’individuo: il lavoro e la vita privata.»
Illumia è un’azienda giovane, con un team di 300 persone e un’età media di 33 anni ma con il posizionamento dell’Impresa da un miliardo di fatturato e il settimo posto come player energetico nazionale.
«Per questo abbiamo lavorato per creare un ambiente di relazione che sappia rispondere alle esigenze individuali: si parla sempre di “mettere al centro la persona”, noi abbiamo provato a fare un passo in più e abbiamo impostato il nostro welfare sul “mettere al centro le relazioni”, perché crediamo che sia la qualità delle relazioni a definire la persona. Da questo presupposto nascono tutti i servizi alla persona che eroghiamo nel welfare aziendale».
Tra le iniziative intraprese, Illumia prevede un Welfare che include l’Illumia Academy per la formazione e l’Illumia Summer Camp per supportare i dipendenti con figli, facility come la consegna della spesa in azienda, la lavanderia a domicilio e il servizio di revisione e lavaggio auto oltre a un’erogazione annuale del 5% della RAL come credito Welfare.
«Il lavoro è un luogo in cui esprimere sé stessi e le proprie passioni», prosegue Bernardi. «Lavoriamo perché la propensione al rischio dell’azienda, cioè l’attitudine a crescere sia direttamente proporzionale alla creazione di un ambiente in cui non si abbia paura di sbagliare».